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Storia

Origine del nome

Il nome di Mornese è di dubbia origine e proprio per questo motivo riguardo ad esso sono sorte diverse ipotesi. Secondo una prima accezione, un nucleo del nostro paese sarebbe esistito già nel 1033 e avrebbe arrecato il nome di Maurenico, come testimonierebbe un atto notarile in cui viene riportato che monaci cistercensi fondarono un monastero e molti eremi sui fianchi del Monte Tobbio. Una seconda ipotesi, la più attendibile, asserisce che l’antico nome di Mornese fosse Molanesio, una denominazione che, rifacendosi al vocabolo latino Mulio, mulionis, indurrebbe ad ipotizzare la sua fondazione da parte di mulattieri genovesi.

Cenni storici

L’attuale luogo di Mornese, durante il X e l’XI secolo, costituiva una tappa per coloro che, mulattieri e commercianti, attraversavano il giogo in direzione di Genova. Questo territorio, quindi, si costituì come punto di raccordo tra la costa e la pianura e come luogo di importanza rilevante per il commercio del sale e di altre merci preziose, elementi che richiamarono nel 1065 un’attiva presenza dei monaci di San Siro, un potente monastero genovese. Si trattò di una delle prime mosse di penetrazione genovese nell’Oltregiogo. Ma fu soprattutto a partire dal XIII secolo che Mornese, in seguito all’aggregazione delle ville di Voltignana e di Ponticello e alla vicinanza con il nucleo abitato di Casaleggio, divenne un centro viario di notevole interesse. Secondo la tradizione, l’abate del Sant’Eremo di Ponticello nel 1271 ordinò la costruzione di un castello nel luogo dove oggi sorge la chiesa parrocchiale, castello a cui se ne affiancò un altro eretto nei medesimi anni dalla famiglia genovese dei Rosso della Volta sul colle di Berguato, oggi Borgo Alto, proprio di fronte alla fortificazione dell'abate. Il XIV secolo si aprì con una serie di lotte e conflitti in tutto il territorio e, dopo un cinquantennio di dominio dei Rosso della Volta e la pestilenza del 1348, Mornese passò sotto il comando della famiglia Doria, la quale nel 1352 acquistò anche la villa del Ponticello. I Doria, in pieno contrasto con la Repubblica di Genova, diedero inizio ad un periodo di ostilità con la città ligure; questa rivalità culminò con il passaggio del nostro paese sotto la protezione dei Marchesi del Monferrato e comportò numerosi scontri ed avvicendamenti politici sul territorio, tra cui quelli degli Sforza e dei Gonzaga. Intorno alla metà del XVI secolo, Mornese tornò in possesso dei Doria, nella figura di Cristoforo, ma vi rimase per un breve periodo conclusosi con la morte del successore di Cristoforo, Ugone Doria, avvenuta nel 1574. La moglie di quest’ultimo, infatti, dodici anni dopo la scomparsa del marito, vendette il feudo a Filippo da Passano, il quale, a sua volta, nel 1601, lo consegnò per ventimila scudi a Nicolò, della famiglia dei Pallavicino.

Anche il possesso dei Pallavicino fu destinato ad una breve durata e si estinse nel 1628, quando il castello e tutto il feudo passarono nelle mani di Giovanni Battista Serra. In controtendenza con quanto avvenuto finora, il dominio di questa nuova famiglia genovese si protrasse per più di un secolo e mezzo e vide l’annessione di Mornese allo Stato Sabaudo. Alla fine del Settecento il paese fu ancora vittima di innumerevoli passaggi di proprietà, dai Serra ai Marini, ai Centurione, agli Spinola, agli Orsini di Roma e al Conte Pio Luniares di Savoia, ultimo dei feudatari, per poi tornare definitivamente, nel 1844, sotto il dominio della famiglia dei Doria, nella persona di Giorgio, protagonista di primo piano nella sua Genova degli avvenimenti del 1848. Fu proprio nel XIX secolo che Mornese, la cui parrocchia fu definitivamente assegnata alla Diocesi di Acqui Terme, diede i natali a due grandi interpreti del sentimento
religioso, Don Domenico Pestarino (1817-1874) e Maria Domenica Mazzarello (1837-1881), la quale, cofondatrice insieme a Don Bosco dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fu canonizzata il 24 giugno 1951. Il secolo successivo si aprì in maniera drammatica per il paese; infatti, la Grande Guerra portò molti mornesini a morire nelle trincee del Carso e lungo le pendici del Grappa. Successivamente, il periodo fascista coincise con la crisi del settore vitivinicolo, colpito dalla peronospora, e con la sua faticosa rinascita, mentre le Feste vendemmiali segnarono il momento di maggior consenso per il regime. Nonostante il periodo non certo favorevole, fu in questi anni difficili che il paese contò il maggior numero di abitanti della sua storia:1350-1400 persone. La Seconda Guerra Mondiale vide nascere sui monti che circondano Mornese un forte movimento partigiano più volte colpito dalla rappresaglia nazi-fascista, culminata con il massacro della Benedica del 7 aprile 1944 e con la deportazione a Mathausen dell’11 aprile dello stesso anno. Oggi il paese, dopo essere stato colpito dallo spopolamento delle campagne degli anni ’60 e ’70, ha trovato il suo equilibrio e spicca tra gli altri comuni per la piacevolezza e la suggestione dei luoghi, la sua natura incontaminata e le tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche.